Nei giorni immediatamente vicini al Natale non si può proprio evitare di parlare di cibo. Svizzero, ovviamente, e nel senso più puro del termine. Sapete a cosa penso io istintivamente ogni volta che qualcuno nomina la Confederazione? A quelle tutine giallo-bucherellate che gli sciatori elvetici indossavano quando ero piccola, evidentemente fieri di ricordare a tutto il mondo che la loro è la patria dell'Emmental. E in effetti il cittadino rossocrociato medio nutre per il formaggio una squisita ammirazione. A suon del detto per cui, al termine di ogni pasto, "la bocca l'è mìa stracca se la sa mìa da vacca" (ok lo ammetto: non so una parola di dialetto. Ma comunque il senso è quello). In ogni menu gastronomico che si rispetti compaiono specialità a base di "zincarlìn" della Valle di Muggio, trionfi di groviera e degustazioni varie. Il visibilio, però, si raggiunge quando il piatto in questione prevede formaggio fuso. Provate a proporre a un ticinese una serata "al caseificio di Airolo per mangiare la fonduta" e vi ritroverete di fronte al ritratto più vero dell'entusiasmo. A Natale, però, il picco di gradimento viene raggiunto dalla "raclette", ovvero formaggio scaldato su una piastra nel quale si andranno poi ad affogare pezzi di pane e di patate. "La raclette non è certamente un fast food - leggo, informandomi, su un sito decisamente confederato* - ma un piatto per buongustai che conoscono l'arte di mangiare con calma e piacere". Ed è vero; personalmente posso confermare che una delle mie prime sedute di integrazione nel mondo al di qua del confine si consumò attorno a un tavolo su cui era servito l'odorosa specialità (io però mi limitai ad un'insalata). Eppure, nulla ferma uno svizzero, quando si parla di formaggio fuso: banchieri e uomini d'affari non possono certo permettersi di consumare pasti in tutta tranquillità, specie di questi tempi... Il mordi e fuggi è una necessità per tutti. Ma lo svizzero non si dà per vinto: ecco che a Zurigo, in un delizioso mercatino natalizio allestito all'interno della stazione, qualcuno si è attrezzato vendendo "raclette da passeggio". Un vassoietto di carta, una piastra dall'indimenticabile olezzo e fettine di pane pronte per essere tagliate, cosparse e distribuite con forchettina e sottaceti. In piedi, aspettando il treno, o passeggiando tra le bancarelle in una breve pausa pranzo, lo svizzero ha così la possibilità di gustarsi in tutta pace quel piatto tanto amato. Altro che pizzette e panini. "Lo facciamo solo nel periodo di Natale" mi spiegano a mo' di giustificazione mentre soffoco una battuta. E allora mi mordo la lingua e mi limito a sorridere sotto ai baffi. Perché si sa, a Natale siamo tutti più buoni.
* vedi: http://www.myswitzerland.com/it.cfm/scoprire_svizzera/mangiare_bere/it.cfm/offer-About_GourmetTravel-Recipes_BettyBossi-334293.html