lunedì 19 aprile 2010
Hipp hipp(ie) urrà!
Mi ricordo, a un certo punto, di avere presentato a un mio cugino (ovviamente italiano) il mio allora futuro marito rossocrociato. Il cugino gli ha parlato per un po', ha fatto qualche domanda, raccontato e ascoltato. Poi, tutt'a un tratto, mi guarda e dice: "Beh, svizzero... alla fine è come noi!". Sì, alla fine, "sono come noi" (almeno così sembra). Anch'io, prima di conoscerli un po' meglio, mi immaginavo gli svizzeri come personaggi lievemente stravaganti; sarà forse per l'assurda divisa delle guardie svizzere in Vaticano, tutta variopinta e a sbuffo? Può essere. E probabilmente è da attribuire alla stessa associazione d'idee il mito secondo cui gli elvetici sarebbero tutti precisini e perfettini, ligi alle regole. Però, però... andando indietro con la memoria - nemmeno a tanti anni fa - non è difficile ricordare quegli anni molto hippie in cui in Ticino si vendevano allegramente e non troppo di nascosto grandi quantità di canapa. In realtà, malgrado quello che si crede, la vendita della cannabis non è mai stata legale; semplicemente, in un periodo d'incertezza in cui il governo sembrava andare in quella direzione e le forze dell'ordine aspettavano il da farsi, molti hanno colto l'attimo. Poi gli eventi hanno preso una piega diversa, la canapa è stata bollata indiscutibilmente come fuori legge e ha preso il via l'era dei cosiddetti "processi ai canapai". Alcuni con risvolti esilaranti. Ricordo di avere assistito a uno di questi procedimenti, in cui gli imputati sostenevano sì di avere venduto canapa, "ma solo per collezionisti", quindi non per il consumo, e pretendendo dunque l'assoluta legalità dell'operazione. Il giudice, manco a dirlo, non se la bevve. Ma in ogni caso il capitolo non sembra chiuso del tutto: da anni, infatti, la Svizzera ospita la "fiera mondiale della canapa" (la decima edizione si è conclusa ieri a Basilea). Certo, non si vendono né erba né semi contenenti l'htc. Il mercato della canapa è fatto anche di vestiti, carta, prodotti cosmetici e alimentari; ma le proteste si fanno sentire e secondo molti gli organizzatori giocherebbero volutamente sull'ambiguità. Tant'è, le forze dell'ordine vigilano e non sembrano esserci problemi di sorta. Ma va detto che, tra i responsabili di CannaTrade, qualcuno ammette apertamente che la battaglia per la liberalizzazione della cannabis non è affatto finita. Il fatto, confrontato con l'immagine-tipo del cittadino confederato, sembra abbastanza paradossale, perché equivale un po' a pensare a un banchiere con i rasta. Poi però, ci pensi bene e ti viene in mente che gli svizzeri sono quelli della neutralità. Dell' "io non mi schiero e con la guerra non voglio avere niente a che fare". Che, a modo suo, diciamocelo, è uno slogan molto "peace and love".
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Bella lì, noi sempre stoni zia Reccel!
RispondiEliminaE venerdì tutti all'Hunz Tunz!!!