lunedì 29 marzo 2010

Attenti al lupo

Lucio Dalla poteva certo predicare di stare tranquilli, ché in fondo anche con i grandi predatori basta usare un po' di cautela; così, spensierato, attraversava il bosco confidando solo nell'"aiuto del buon Dio". Ma il Ticino è un popolo di gente eminentemente pragmatica; la metafisica non piace troppo, prima si guardano gli effetti pratici, poi si può discutere di tutto il resto. Così, l'arrivo di un lupo in una valle, non viene certo salutato con indifferenza. Assolutamente no: ad ogni comparsa dell'animale, in Gran Consiglio (vale a dire l'analogo del Parlamento italiano) è tutto un fiorire di interpellanze, domande, questioni. Cosa fare? Come agire? Lo dicevo qualche settimana fa, qui l'agricoltura e la pastorizia non sono certo attività collaterali, col bestiame non si scherza. Da notare che, per fortuna, al momento non si sono visti branchi: negli anni scorsi sembrava essere un animale solo, quest'anno invece i lupi accertati sarebbero due. E al di là di un paio di povere pecore che ci hanno rimesso le penne (ma si può dire, per una pecora? "Ci ha rimesso il manto" non suona tanto bene) l'allarme non sembra terrificante. Però si sa, prevenire è meglio che curare, e il problema più pregnante, a questo punto, è capire come evitare che i due seguano le indicazioni della Genesi crescendo e moltiplicandosi. Il fatto che i lupacchiotti in questione siano due maschi non sembra affatto tranquillizzare gli interessati. Insomma, al cinema i lupi mannari vanno improvvisamente di moda, ma nella vita reale ed eminentemente pragmatica del contadino ticinese, non c'è posto per le amenità. Eppure io mi chiedo: possibile che due singoli lupi possano suscitare tanta indignazione? Poi, la scoperta: i due esemplari arrivano dalla vicina Italia. E, improvvisamente, non so come, tutto diventa più chiaro...

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