lunedì 15 marzo 2010

Lessico particolare

Una volta, quando non ero "svizzera" (tra virgolette perché tecnicamente non lo sono ancora) ma semplicemente una pendolare tra le tante, mi capitava di starmene sul treno e imbattermi in qualche italiano che per la prima volta metteva piede sul suolo elvetico. Mi ricordo ancora un toscanaccio, chiacchierone - anzi, logorroico direi - che con tutta l'innocenza del mondo mi disse: "Ma alla fine, in Svizzera, l'italiano lo parlano tutti!". Per non parlare di un tizio che qualche tempo fa, in vacanza, mi disse impertinente: "Vabè, dai, adesso è già qualche anno che lavori in Svizzera... Qualche parola di svizzero l'avrai pure imparata...". Eccome se ne ho imparate! Però, una volta per tutte, sarà bene precisare che la Confederazione ha tre lingue ufficiali (tedesco, francese e italiano) e una quarta (il romancio) che è considerata nazionale. Dunque, niente "svizzero". Anche se, diciamocelo, lo Schwytzerdütsch ha ben poco in comune con il tedesco ufficiale. E lo svizzero-francese fa sorridere per molte espressioni il turista-di-Parigi (sempre i soliti snob). Così, non è certo un mistero, anche il "ticinese" è una lingua a sé stante, simile all'italiano ma non del tutto identica. Capace di proporre perle come i termini "natel" (il cellulare), "rolladen" (tapparelle) e "trèning" (tuta). (Sì, sì, ok, l'ultima parola sarebbe in realtà "training", all'inglese, ma loro la pronunciano come ho detto io: trèning). A parte qualche orrore incontestabile, comunque, i ticinesismi - derivanti dalle forti influenze delle altre comunità linguistiche nazionali - hanno il pregio di arricchire la lingua, che risulta in definitiva molto dialettale ma altrettanto pittoresca. "Fammi un colpo di filo, neh" mi capita di sentire a volte quando qualcuno mi chiede di fargli una telefonata, e io mi immagino l'interlocutore a casa sua, che vede il telefono muoversi perché io, dall'altra parte, ho tirato il cavo - memoria di tempi passati in cui i telefoni avevano ancora effettivamente un filo. Da notare anche che, mentre il fascismo in Italia coniava espressioni come "fuori gioco" e "fallo" per evitare la proliferazione di parole straniere nel gergo calcistico, gli svizzeri continuavano invece a usare il lessico anglofono. Con il risultato che, oggi, trionfano ancora in tutta la loro internazionalità, quando assistono alle partite di "footbàll". Rigore mancato? Niente insulti all'arbitro: come veri gentlemen inglesi gli spettatori (almeno quelli di una certa età) non si scomporranno. Tutt'al più si limiteranno a domandare al vicino: "Eh, ma l'era mia penàlti?"

p.s. per tutti gli interessati è ovviamente lettura consigliatissima (nonché divertentissima) "Lo svizzionario"


3 commenti:

  1. Epperò da linguista dico che lo Svizzionario qualche pecca ce l'ha... ad ogni modo, da "badina" trapiantata in Ticino ormai da quasi 5 anni, ho arricchito parecchio il mio patrimonio lessicale. Tanto che a volte in Italia non mi capiscono!!!

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  2. problema che capisco bene: qualche settimana fa stavo parlando con mia madre, che a un certo punto ha scosso la testa e scioccata mi ha detto: "Stai iniziando a parlare come loro!"

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  3. Male la mamma! È tutta lasvizzeraricchezza!

    Comunque cara Rachel, quando ti faccio i bilux quando arrivo in ufficio, puoi anche salutarmi dalla finestra.

    È tutta ricchezza e facilità di assimilazione del concetto, tramite forme onomatopeiche o altre figure retoriche. Che perla, bravo io. Noi più pratici e fantasiosi degli italiani! Altro che l'estro badino, cioè, latino!

    P.S.: secondo me è il top!

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